Grazie, Presidente. Ministro, le priorità che oggi porto all'attenzione di quest'Aula non derivano purtroppo dall'emergenza COVID. Sono priorità che hanno origini antiche e che già prima dovevano essere affrontate: sono le priorità delle donne sulle quali fin da inizio legislatura, con le colleghe e i colleghi del Partito Democratico, abbiamo lavorato dentro e fuori il Parlamento anche insieme all'Intergruppo delle donne. Moltissime sono le donne impegnate nella società civile, in politica e nel mondo del lavoro e in questi giorni al Presidente Conte e al Governo è stata inviata una lettera da parte di tante di queste donne e associazioni, un gruppo che si è voluto chiamare il Giusto Mezzo, perché ciò che vogliamo non è altro che pari opportunità. Quel gruppo, quelle donne oggi sono state qui fuori a chiederci di non sprecare l'occasione del Recovery Fund e di usare la metà di queste risorse per colmare finalmente il gender gap che continua a rendere ingiusto e diseguale il nostro Paese. Ministro Amendola, nella Relazione che oggi voteremo questo indirizzo c'è: le buone intenzioni, come si dice, ci sono sempre ma, dopo questa crisi, non possiamo più permetterci passi falsi, bonus o interventi spot. Abbiamo bisogno di concretezza e serietà come concrete e serie sono state le difficoltà delle donne in questi mesi di scuole chiuse, di riaperture incerte e di smart working esasperato.
Noi chiediamo misure estremamente semplici, eppure estremamente necessarie. Il primo punto è la necessità di un investimento sulla cura in una vera economia della cura. Diciamolo, colleghi, mai più un bambino che non trova un posto all'asilo nido, mai più una donna che non può lavorare per questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo bisogno di un investimento pubblico senza precedenti nell'offerta di asili nido, abbiamo bisogno di educatrici e di educatori. Andare incontro al desiderio di avere figli non è una scelta che le donne da sole devono conciliare col lavoro, ma una scelta che le coppie devono condividere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); e, allora, parliamo di congedi di paternità obbligatori, di part-time di coppia agevolato, pratichiamo la condivisione e non la mera conciliazione, per rafforzare le libertà di tutti, uomini e donne.
E per lo stesso motivo serve il tempo pieno ovunque, garantito sempre in tutta Italia, perché se è vero che la scuola è nata per appianare le disuguaglianze, noi abbiamo il dovere morale di non farla essere la causa di maggiori e tremende disuguaglianze fra i territori.
E poi, Ministro, quanto abbiamo sofferto in questi mesi per i nostri anziani: i nostri anziani nelle case di riposo che non potevamo vedere, che troppe volte sono morti per negligenze oggi giustamente indagate; e quanti di loro erano in casa soli, quanti lo sono sempre perché le famiglie non hanno modo di accudirli come vorrebbero e com'è necessario, e quante volte le donne si devono sacrificare per svolgere loro in prima persona questa cura quotidiana e continua verso i familiari, senza un reddito e senza poter lavorare. Diciamo anche questo, Presidente: mai più una famiglia che non può permettersi di accudire i propri nonni, mai più strutture dove chi assiste gli anziani è sfruttato, sottopagato e dove si mette a rischio la salute di chi è ospite e di chi lavora. Perché l'occupazione femminile è un altro punto fondamentale delle necessità delle donne. Anzi no, mi correggo: se vogliamo rimettere il nostro Paese su un sentiero di crescita inclusiva, di aumento di produttività e della qualità del lavoro, è una necessità per l'Italia.
Durante il lockdown ci siamo resi conto di quante fossero in prima linea a combattere l'emergenza, nelle case di riposo, negli ospedali, spesso con contratti precari e condizioni di lavoro difficilissime. Le prime a perdere il lavoro sono state le donne, perché tantissime erano e sono impiegate con contratti a termine; eppure guadagneremmo 7 punti di PIL con un'occupazione femminile al 60 per cento. È ora di mettere in campo forti incentivi fiscali all'occupazione e all'imprenditoria femminile, di stanziare risorse senza precedenti per potenziare congedi di maternità e paternità. Se non ora, quando?
Infine, Ministro, c'è un intervento regolatorio importante che attraverso il Recovery Fund potrebbe essere accompagnato da sgravi e premialità: è la legge per la parità salariale, che arriverà in quest'Aula a novembre, che mi auguro venga presto approvata in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma che avrà bisogno nella sua applicazione di tutta la volontà e la forza del Governo per diventare davvero un nuovo presidio di diritti e di uguaglianza per le lavoratrici italiane. Si tratta non solo di rendere certa la parità di retribuzione, ma soprattutto di dare pari opportunità di crescita e di carriera alle donne italiane.
Concludo, Presidente, ricordando a quest'Aula le parole della nostra Costituzione, che all'articolo 3 recita che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini”. Quel “di fatto” lo volle fortemente una madre costituente, Nilde Iotti, perché sapeva che non sarebbe bastato scrivere sulla Carta che l'uomo e la donna sono pari; oggi, che sono passati 75 anni, è tempo di realizzare questa uguaglianza di fatto fra uomo e donna, perché non c'è più tempo e noi non vogliamo più aspettare.